mercoledì 14 settembre 2016

consigli per un corretto stile di vita

Consigli del farmacista per un corretto stile di vita: a) una sana alimentazione ricca di fibre, vitamine e sali minerali; b) una dieta diversificata e una regolare attività fisica (almeno 2 o 3 volte a settimana); c) la quantità di liquidi necessaria per una buona idratazione dipende dallo stile di vita, dal clima e dall'attività fisica svolta da ogni individuo; d) camminare almeno 30 minuti al giorno; e) evitare cibi troppo ricchi di grassi; f) evitare l'alcool in eccesso; g) dormire almeno 6 o 7 ore a notte.

lunedì 22 marzo 2010

il nervo femorale

Il nervo femorale è costituito da fibre nervose provenienti dalle radici lombari L2, L3, L4. A livello dell’inguine decorre sotto il legamento inguinale, per passare nel triangolo di Scarpa lateralmente all’arteria femorale, dove si divide nelle due branche anteriore e posteriore da cui originano i suoi rami terminali.
La branca anteriore fornisce:
· rami muscolari, per i muscoli pettineo e sartorio;
· rami cutanei, che prendono il nome di muscolo cutaneo laterale e mediale.
La branca posteriore fornisce:
· rami muscolari, per il muscolo quadricipite femorale;
· rami articolari, per l’anca e il ginocchio;
· ramo cutaneo o nervo safeno.

Fig - Rappresentazione schematica del nervo femorale
Dopo aver aperto il foglietto superficiale dell’aponeurosi crurale (femorale) e liberato il muscolo sartorio, sotto il suo bordo interno si può liberare il nervo femorale. Qui è già diviso in numerosi rami muscolari, sensitivi e misti. Tra questi ultimi il nervo safeno che accompagna i vasi femorali nel canale di Hunter. Ne esce più in basso dall’orifizio anteriore e segue dopo la grande vena safena fino all’alluce. Da notare che a questo livello il nervo femorale è contenuto in una guaina aponeurotica bene distinta da quella dei vasi femorali. Questi sono visibili dopo apertura della loro guaina e l’arteria è più esterna e superficiale della vena. Il blocco del nervo femorale in associazione con un blocco del nervo sciatico è indicato nella chirurgia dell’arto inferiore, in particolare del ginocchio. Permette la posa di un catetere di analgesia loco-regionale post operatorio. Il paziente è in decubito dorsale evitando una eccessiva rotazione esterna. Il punto di iniezione si situa sotto la linea demarcante la piega inguinale, 1 cm all’esterno dell’arteria femorale. La direzione dell’ago è parallela a quella dell’arteria a 45° rispetto alla pelle. Una risposta del muscolo vasto interno deve fare orientare l’ago più lateralmente, mentre una risposta del muscolo sartorio deve fare orientare l’ago più medialmente. In caso di dubbio, meglio orientare l’ago più lateralmente in modo da allontanarsi dall’arteria. In questo caso se la clonia scompare essa corrisponde probabilmente al muscolo sartorio. La corretta risposta motrice è quella del muscolo quadricipite che produce una elevazione della rotula. Una volta ottenuta la mioclonia corretta si affina la posizione dell’ago per ottenere una risposta di buona qualità con una stimolazione di 50 nC. La chirurgia dell’anca è associata ai blocchi del nervo cutaneo laterale della coscia e del nervo sciatico. La chirurgia del ginocchio è associata ad un blocco del nervo sciatico. La chirurgia della gamba e della caviglia è associata ad un blocco del nervo sciatico. Si effettua un’analgesia post operatoria. La posizione del paziente è in decubito dorsale, nella piega inguinale (punto di flessione della coscia) o più in basso per l’inserimento di un catetere, 1 cm all’esterno dell’arteria femorale. La direzione dell’ago è a 30° e a 45° parallelamente all’arteria femorale. Bisogna percepire la perdita di resistenza al passaggio della fascia iliaca. La risposta motrice ricercata è il sollevamento della rotula per il nervo femorale (muscolo quadrucipite). Le risposte motrici non ricercate sono riorientare medialmente il muscolo sartorio e riorientare lateralmente il muscolo vasto interno. Una complicanza è l’iniezione intravascolare. I materiali usati sono un neurostimolatore, un ago da neurostimolazione a bisello corto di 50 mm e 30 mL di soluzione di anestetico locale.

Fig - Materiali usati nel blocco del nervo femorale

Gianfranco Martinelli - "Anestesia loco regionale in ortopedia dell’arto inferiore" m. 547.062, Farm., A.A. 2005/2006, R: G. Monticelli.

giovedì 14 gennaio 2010

le pietre preziose e i loro colori


Le pietre preziose sono tra le cose più belle che si possono vedere: vi sono infatti ad esempio i rubini,di colore rosso,gli smeraldi, verdi, e le acquamarine,pietre che sono state chiamate così perchè ricordano il colore dei mari tropicali.
Qual è la loro composizione chimica e perchè presentano questi colori?
I rubini sono costituiti da ossido di alluminio Al2O3 “impuro”,ed il colore rosso deriva dal contenuto di tracce di ioni Cr3+,“annegate” nella fase solida costituita da Al2O3. Gli smeraldi e le acquamarine sono di costituzione non troppo diversa,in quanto entrambe queste pietre preziose contengono un grosso ione silicato,insieme ad ioni Al3+ e Be2+.Il colore dello smeraldo deriva da tracce di Cr3+,ma le acquamarine sono di colore blu acqua a causa degli ioni ferro.Ma perché, ad esempio, lo ione Cr3+ è essenziale per il colore rosso intenso dei rubini?
Possiamo ottenere una risposta a questo problema considerando in breve la struttura del solido e facendo nello stesso tempo qualche semplice riflessione sull’energia degli orbitali dello ione Cr3+.L’ossido di alluminio è un solido cristallino, e, come tutti i cristalli, lo si può immaginare costituito da una disposizione ordinata nello spazio di atomi, che qui possono essere ritenuti ioni, in quanto hanno acquistato o perduto elettroni. In questa struttura, si può immaginare che l’impalcatura fondamentale sia dovuta essenzialmente ad ioni O2-, di forma sferica,negli interstizi dei quali si hanno ioni (più piccoli) di Al3+: il risultato di tutto questo è che ogni ione Al3+ è circondato da sei ioni O2-,disposti ai vertici di un ottaedro.Gli ioni Al3+ situati negli interstizi dell’impalcatura degli ioni ossido hanno un raggio di 67,5 pm, ma il raggio di uno ione Cr3+ risulta soltanto poco più grande(75,5 pm).Proprio per questa somiglianza nelle dimensioni, uno ione di un metallo transizione come il cromo può prendere il posto di alcuni degli ioni alluminio della struttura e così la natura ha fatto un rubino. Infatti, la sostituzione di uno ione metallico da parte di un altro con raggio simile è molto comune in natura e parecchi minerali presentano composizione variabile proprio per questo.L’ossido di alluminio solido è incolore, ma diventa rosso se contiene tracce di Cr3+.Il colore dei rubini deriva dalla presenza di ioni cromo(III) come impurezza in una struttura cristallina formata da ioni Al3+ ed O2-.Una acquamarina deve il suo colore verde-azzurro a tracce di ioni ferro,presenti come impurezza in una struttura cristallina formata da atomi(o ioni) di alluminio, ossigeno, berillio e silicio.
Bibliografia:
Enciclopedia Rizzoli per i Ragazzi - “Meseta-Partigiani”
by Rizzoli Editore, Milano;
John C. Kotz, Keith F. Purcell - “Chimica” - EdiSES s.r.l. Napoli;
K. Peter, C. Vollhardt, Neil E. Schore - “Chimica Organica” -
seconda edizione, Zanichelli Editore.

mercoledì 4 novembre 2009

isocianato di metile e tragedia di Bhopal


isocianato di metile + 1-naftalenolo => n-metilcarbammato di 1-naftile

La reazione dell’isocianato di metile (CH3N=C=O) con vari alcol e ammine serve a preparare industrialmente parecchi erbicidi e insetticidi potenti. Il consumo di isocianato di metile negli USA si stima fra 15000 e 30000 tonnellate l’anno. Alla fine del 1984 nella città di Bhopal, in India, una massiccia fuga di questa sostanza, utilizzata per produrre l’insetticida sevin (n-metilcarbammato di 1-naftile), causò la morte di oltre 2000 persone; almeno 300000 altre ne furono danneggiate. Una delle catastrofi più gravi della storia dell’industria chimica, indusse a riconsiderare per intero le misure di sicurezza relative alla manipolazione di grandi quantitativi di prodotti tossici. La tossicità della funzione isocianato (-N=C=O) si deve alla sua veloce reazione con i siti nucleofili delle molecole biologiche. L’attacco indiscriminato ai gruppi ammino, ossidrile e tiolo presenti, per esempio, nelle proteine, li inattiva dal punto di vista dell’attività biologica. Fra le altre sostanze suscettibili di subire un analogo attacco ricordiamo le piccole molecole che partecipano alla trasmissione dell’impulso nervoso e a vari aspetti della regolazione cellulare. Esaminando le vittime della tragedia di Bhopal si scoperse che molte di esse avevano patito danni estesi a carico dei tessuti e degli organi interni, tipici dell’esposizione all’isocianato di metile. Tale scoperta giunse inattesa, giacchè tale composto è talmente reattivo che non avrebbe dovuto in alcuna misura oltrepassare i polmoni e il sistema circolatorio e giungere a siti remoti dell’organismo, quale il fegato. La soluzione del mistero fu chiara nel 1992, quando si constatò che il glutatione, uno dei cui compiti consiste nel proteggere le cellule dal danno causato dai veleni, è capace di trasportare nell’organismo l’isocianato di metile e di liberarlo a destinazione. Tale effetto subdolo si deve all’attitudine dell’isocianato di metile di reagire reversibilmente con il gruppo mercapto del peptide. Attualmente si studiano intermedi come
l’S-(N-metilcarbamoil)glutatione come possibili mediatori degli effetti tossici.


glutatione + isocianato di metile <=> s-(n-metilcarbamoil)glutatione


Bibliografia:
Enciclopedia Rizzoli per i Ragazzi - “Meseta-Partigiani”
by Rizzoli Editore, Milano;
John C. Kotz, Keith F. Purcell - “Chimica” - EdiSES s.r.l. Napoli;
K. Peter, C. Vollhardt, Neil E. Schore - “Chimica Organica” -
seconda edizione, Zanichelli Editore.

sabato 11 aprile 2009

precipitazione

Il fenomeno della precipitazione inizia quando viene superato il Kps (prodotto di solubilità) delle specie in soluzione. Quando viene superato questo valore la precipitazione avviene in un certo arco di tempo. Inizialmente si ha la formazione di germi cristallini che vengono anche definiti aggregati primari. In questa fase non si è in grado di vedere niente. I germi sono invisibili. Successivamente, i germi si accrescono fino a diventare talmente grandi da essere visibili ad occhio nudo: i cristalli. I cristalli si separano dalla soluzione.
Un precipitato può essere:
un solido che rimane in sospensione;
un solido che si raccoglie sul fondo.
Il precipitato cristallino è molto pesante, si separa facilmente.
Il precipitato colloidale è un precipitato che tende a rimanere in sospensione.

precipitati cristallini
La precipitazione inizia con la formazione di germi di cristallizzazione.
L’accrescimento del germe avviene in modo ordinato. Si ha la formazione di un reticolo cristallino. Il germe dà luogo ad un precipitato cristallino. Generalmente più è lenta la formazione del cristallo e maggiori sono le sue dimensioni. Quindi se aggiungo i reattivi lentamente, riesco ad ottenere cristalli molto pesanti facilmente filtrabili con poche impurezze. Se aggiungo i reattivi molto velocemente, ho una soluzione sovrasatura e da questa soluzione ottengo un precipitato finemente suddiviso, difficilmente filtrabile.

precipitati colloidali
Essi si formano da germi cristallini, ma i germi cristallini non riescono a crescere e si aggregano formando particelle piccolissime e irregolari. Queste particelle formano una sospensione detta sospensione colloidale o anche sol. Molto spesso i sol appaiono lattescenti o caseosi. Quando gli aggregati sono di tipo idrofilo, cioè tendono a legarsi con l’acqua, allora il precipitato che si forma viene chiamato gel. La formazione del gel si nota subito, poiché questo precipitato è trasparente. Nel caso di precipitato idrofobo si ha la formazione di soluzione lattescente e successivamente caseosa. Quando una sostanza precipita sotto forma di colloide, non si ha mai la precipitazione cristallina. I precipitati colloidali tendono a inglobare impurezze presenti nella soluzione. Avviene il fenomeno della coprecipitazione. La coprecipitazione è una delle cause più comuni di inquinamento dei precipitati, si può avere sia per i precipitati cristallini che colloidali. Nel caso dei precipitati colloidali, la coprecipitazione è più frequente. Esistono due processi che danno luogo alla coprecipitazione: adsorbimento; occlusione. L’adsorbimento è la presenza di ioni estranei sulla superficie del precipitato. Nel momento in cui il precipitato aumenta le sue dimensioni, gli ioni vengono prima adsorbiti sulla superficie e poi intrappolati all’interno del precipitato. Rispetto a quelli cristallini, i precipitati colloidali hanno una superficie molto maggiore esposta al solvente: i precipitati colloidali saranno i più soggetti all’inquinamento per adsorbimento. L’ adsorbimento può essere molto selettivo. Mentre l’adsorbimento è indipendente dalla velocità con cui si aggiungono i reattivi per ottenere la precipitazione, il fenomeno della occlusione dipende molto dalla velocità di precipitazione.

venerdì 20 febbraio 2009

minerali


calcio (Ca)
ruolo principale: formazione di ossa/denti, coagulazione, neurotrasmissione;
sintomi da carenza: arresto della crescita, rachitismo, osteomalacia, tremori;
fonti alimentari: latte, formaggio, yogurt, vegetali, legumi, sardine.

fosforo (P)
ruolo principale: formazione di ossa e denti, equilibrio acido-base;
sintomi da carenza: debolezza, osteoporosi;
fonti alimentari: latte, formaggio, carne, pesce, pollame, cereali.

magnesio (Mg)
ruolo principale: attivazione di enzimi, sintesi proteica;
sintomi da carenza: arresto della crescita, spasmi muscolari;
fonti alimentari: cereali non decorticati, vegetali, carne, latte.

sodio (Na)
ruolo principale: equilibrio acido-base, bilancio idrico, conduzione nervosa;
sintomi da carenza: crampi muscolari, apatia mentale, calo di appetito;
fonti alimentari: quasi tutti gli alimenti, frutta esclusa.

potassio (K)
ruolo principale: equilibrio acido-base, bilancio idrico, funzionalità nervosa;
sintomi da carenza: debolezza muscolare, paralisi, aritmie cardiache;
fonti alimentari: carne, latte, frutta, cereali, legumi, ortaggi.

cloro (Cl)
ruolo principale: formazione del succo gastrico, equilibrio acido-base;
sintomi da carenza: crampi muscolari, apatia mentale, riduzione dell’appetito;
fonti alimentari: sale da tavola, latte, carne, uova, frutti di mare.

ferro (Fe)
ruolo principale: componente dell’emoglobina e dei citocromi;
sintomi da carenza: anemia da carenza di ferro(ipocromica);
fonti alimentari: fegato, carni, legumi, cereali, uova, vegetali.

zinco (Zn)
ruolo principale: componente di numerosi enzimi (digestivi, sintesi del Dna);
sintomi da carenza: arresto della crescita, ipogonadismo;
fonti alimentari: latte, fegato, frutti di mare.

iodio (I)
ruolo principale: componente degli ormoni tiroidei;
sintomi da carenza: ipotiroidismo;
fonti alimentari: pesce, frutti di mare, latte e vegetali.

rame (Cu)
ruolo principale: componente di enzimi;
sintomi da carenza: anemia;
fonti alimentari: fegato, frutti di mare, cereali, ciliegie, legumi.

fluoro (F)
ruolo principale: struttura di ossa e denti;
sintomi da carenza: carie dentaria;
fonti alimentari: tè, caffè, frutti di mare.

vitamine idrosolubili

vitamina C (acido ascorbico) => ruolo fisiologico: antiossidante, sintesi del collagene a livello di ossa, denti, vasi sanguini; sintomi da carenza: scorbuto, sanguinamento di gengive, emorragie, pelle ruvida, scura e secca, perdita di denti; fonti alimentari: agrumi, fragole, melone, patate, pomodori,vegetali a foglia verde.

vitamina B1 (tiamina) => ruolo fisiologico: liberazione di energia dalla molecola dei carboidrati, influenza sul sistema nervoso; sintomi da carenza: beri-beri, confusione mentale, debolezza muscolare, dilatazione cardiaca, crampi muscolari; fonti alimentari: maiale (prosciutto), fegato, molluschi, cereali integrali e arricchiti, pasta e pane, lievito.

vitamina B2 (riboflavina) => ruolo fisiologico: liberazione di energia da carboidrati, proteine e grassi, mantenimento della mucosa; sintomi da carenza: lesioni della pelle specialmente attorno a naso e labbra, sensibilità degli occhi alla luce; fonti alimentari: fegato, latte, carne, vegetali verdi, cereali, pasta, pane e funghi.

vitamina PP (niacina) => ruolo fisiologico: insieme alla tiamina e alla riboflavina partecipa alle reazioni che liberano energia; sintomi da carenza: pellagra, lesioni alla pelle soprattutto nelle parti esposte, diarrea, irritabilità, confusione mentale; fonti alimentari: fegato, pollame, carne, tonno, cereali, legumi, latte.

vitamina B6 (piridossina) => ruolo fisiologico: metabolismo delle proteine; utilizzazione dei grassi, formazione degli eritrociti; sintomi da carenza: lesioni alla pelle e agli angoli della bocca, lingua liscia, convulsioni, vertigini, anemia, calcoli renali; fonti alimentari: cereali, pane integrale, fegato, spinaci, piselli, banane.

folacina (acido folico) => ruolo fisiologico: sintesi degli acidi nucleici, trasporto di molecole mono-carboniose, formazione di Dna e globuli rossi; sintomi da carenza: anemia megaloblastica, lingua liscia, diarrea; fonti alimentari: fegato, reni, vegetali verdi, germe di grano, lievito di birra.

vitamina B12 (cobalamina) => ruolo fisiologico: sintesi di acidi nucleici, formazione dei globuli rossi, utilizzo dei grassi, attività del sistema nervoso; sintomi da carenza: anemia megaloblastica e perniciosa, degenerazione dei nervi periferici; fonti alimentari: fegato, reni, carne, pesci, uova, latte, molluschi.

acido pantotenico => ruolo fisiologico: metabolismo di carboidrati, proteine e grassi, formazione di ormoni e neuromediatori; sintomi da carenza: non conosciuti, ma indotti sperimentalmente (vomito, dolori addominali, affaticamento, insonnia); fonti alimentari: fegato, carni, cereali integrali, noci, uova, vegetali verdi, lievito.

biotina => ruolo fisiologico: sintesi di acidi grassi, rilascio di energia dai carboidrati; sintomi da carenza: rilevati nell’uomo solo sperimentalmente (affaticamento, depressione, nausea, inappetenza); fonti alimentari: viene sintetizzata nel lume intestinale; tuorlo d’uovo, fegato, vegetali.

sabato 10 gennaio 2009

solubilità

una sostanza è solubilissima quando si scioglie anche con meno di 1 parte di solvente; una sostanza è solubilissima quando si scioglie anche con meno di 1 parte di acqua.

una sostanza è molto solubile quando si scioglie in un volume
compreso tra 1 e 10 parti di solvente; una sostanza è molto
solubile quando si scioglie in un volume compreso tra 1 e
10 parti di acqua.

una sostanza è solubile quando si scioglie in un volume
compreso tra 10 e 30 parti di solvente; una sostanza è
solubile quando si scioglie in un volume compreso tra 10 e
30 parti di acqua.

una sostanza è moderatamente solubile quando si scioglie in un volume compreso tra 30 e 100 parti di solvente; una sostanza è moderatamente solubile quando si scioglie in un volume
compreso tra 30 e 100 parti di acqua.

una sostanza è poco solubile quando si scioglie in un volume compreso tra 100 e 1000 parti di solvente; una sostanza è poco solubile quando si scioglie in un volume compreso tra 100 e 1000 parti di acqua.

una sostanza è molto poco solubile quando si scioglie in un volume compreso tra 1000 e 10000 parti di solvente; una sostanza è molto poco solubile quando si scioglie in un volume compreso tra 1000 e 10000 parti di acqua.

una sostanza è praticamente insolubile quando si scioglie in un volume maggiore di 10000 parti di solvente; una sostanza è praticamente insolubile quando si scioglie in un volume maggiore di 10000 parti di acqua.

Domanda: Determinare la solubilità di CaCO3, BaSO4, MgSO4, KIO3, Li2CO3.

Risposta:
CaCO3 è solubile in HCl a caldo.
BaSO4 è sempre insolubile in tutte le condizioni sperimentali:
BaSO4 è insolubile in 1 ml di acqua;
BaSO4 è insolubile in 4 ml di acqua;
BaSO4 è insolubile in acqua a caldo;
BaSO4 è insolubile in HCl a caldo.
MgSO4 è solubile in 1 ml di acqua e con aggiunta di 4-5 gocce di
soluzione di BaCl2 dà il precipitato BaSO4.
KIO3 è solubile in 4 ml di acqua e con aggiunta di 4-5 gocce di
BaCl2 dà il precipitato Ba(IO3)2.
Li2CO3 è solubile in acqua a caldo e con aggiunta di 4-5 gocce di
BaCl2 dà il precipitato BaCO3.
Le reazioni coinvolte sono:
BaCl2 + MgSO4 => BaSO4 prec. + MgCl2
BaCl2 + 2 KIO3 => Ba(IO3)2 prec. + 2 KCl
BaCl2 + Li2CO3 => BaCO3 prec.+ 2 LiCl

sabato 27 dicembre 2008

durezza dell’acqua

Domanda: Calcolare la durezza del campione di acqua (a)
e del campione di acqua (b) ed esprimere i risultati in gradi francesi (°F).
Risposta:
1 °F = 10 mg/l CaCO3 (gradi francesi)
(a)12,4 ml di EDTA sono utilizzati per titolare 20 ml CaCO3 0,01 M
l’equazione per le diluizioni è M1*V1 = M2 *V2
sapendo che M1 = 0,01 M, V1 = 20 ml, V2 = 12,4 ml, M2 = x
l’equazione diventa 0,01 M * 20 ml = x * 12,4 ml
x = 0,016 M
0,016 M è la molarità esatta di EDTA titolante
100 ml campione di acqua
per titolare 100 ml campione vengono consumati 28,5 ml di titolante EDTA
considero l’equazione M1*V1 = M2 *V2
x * 100 ml = 0,016 M * 28,5 ml
x = 0,00456 M = 4,56 * 10-3 M
4,56 * 10-3 M è la concentrazione del campione di acqua
4,56 * 10-3 M = 4,56 * 10-3 moli/l
P.M. CO3 2- = 60 g/mole
4,56 * 10-3 moli/l * 60 g/mole = 273,6 * 10-3 g/l
273,6 * 10-3 g/l * 1000 mg/g = 273,6 mg/l
273,6 mg/l è la durezza dell’acqua
1 °F : 10 mg/l CaCO3 = x °F : 273,6 mg/l
x °F = 27,36 °F
27,36 °F è la durezza dell’acqua espressa in gradi francesi
(b)12,4 ml di EDTA sono utilizzati per titolare 20 ml CaCO3 0,01 M
l’equazione per le diluizioni è M1*V1 = M2 *V2
sapendo che M1 = 0,01 M, V1 = 20 ml, V2 = 12,4 ml, M2 = x
l’equazione diventa 0,01 M * 20 ml = x * 12,4 ml
x = 0,016 M
0,016 M è la molarità esatta di EDTA titolante
100 ml campione di acqua
per titolare 100 ml campione vengono consumati 30,16 ml di titolante EDTA
considero l’equazione M1*V1 = M2 *V2
x * 100 ml = 0,016 M * 30,16 ml
x = 0,0048 M = 4,8 * 10-3 M
4,8 * 10-3 M è la concentrazione del campione di acqua
4,8 * 10-3 M = 4,8 * 10-3 moli/l
P.M. CO3 2- = 60 g/mole
4,8 * 10-3 moli/l * 60 g/mole = 288 * 10-3 g/l
288 * 10-3 g/l * 1000 mg/g = 288 mg/l
288 mg/l è la durezza dell’acqua
1 °F : 10 mg/l CaCO3 = x °F : 288 mg/l
x °F = 28,8 °F
28,8 °F è la durezza dell’acqua espressa in gradi francesi

giovedì 20 novembre 2008

esercizi di stechiometria

Domande:
1) quanti grammi di FeCl3 P.M.=162,20 bisogna pesare per
preparare 250 ml di una soluzione 0,25 N ?

2) quanti grammi di Al2(SO4)3 P.M.=342,14 per preparare 250 ml di una soluzione 0,25 N ?

3) Calcolare la normalità(N) di una soluzione 100ml HCl al 40%
in peso la cui densità d=1.19 g/ml e 600ml di H2O.

4) Determinare la quantità di cloruri (Cl- ) presenti nel campione
di acqua (a) e nel campione di acqua (b).

Risposte:
1)
FeCl3 in acqua si dissocia in Fe3+ + 3Cl-
0,25 N = 0,25 eq/l 250 ml = 0,25 l P.M.=162,20
0,25 eq/l x 0,25 l = 0,0625 eq
Peq = P.M. / 3 = 54,06
1 eq pesa 54,06 g
1 eq : 54,06 g = 0,0625 eq : g FeCl3
g FeCl3 = (0,0625 eq x 54,06 g) / 1 eq = 3,378 g FeCl3
3,38 g FeCl3

2)
0,25 N = 0,25 eq/l 250 ml = 0,25 l P.M.=342,14
Al2(SO4)3 in acqua si dissocia in 2Al3+ + 3SO42-
Peq = P.M. / 3 x 2 = P.M. / 6 = 57,02
1 eq pesa 57,02 g
1 eq : 57,02 g = 0,0625 eq : g Al2(SO4)3
g Al2(SO4)3 = (0,0625 eq x 57,02 g) / 1 eq = 3,56 g Al2(SO4)3
3,56 g Al2(SO4)3

3)
d=m/v
m=d x v=1,19g/ml x 100ml=119g (peso soluzione)
40g HCl : 100g soluzione=gHCl : 119g
g HCl = 47,6g HCl
Peq HCl = 36,5; 1eq pesa 36,5g
1eq : 36,5g=eq HCl : 47,6g
eq HCl=1,30eq
1,30eq HCl in 700ml soluzione
1,30eq : 700ml soluzione=eq : 1000ml soluzione
eq=1,86eq; 1,86eq/1000ml=1,86eq/1l
1,86eq/l=1,86 N

4)
(a)21 ml di AgNO3 sono utilizzati per titolare 20 ml KCl 0,1 N
l’equazione per le diluizioni è N1 * V1 = N2 * V2
sapendo che N1 = 0,1 N, V1 = 20 ml, V2 = 21ml, N2 = x
l’equazione diventa 0,1 N * 20 ml = x * 21 ml
x = 0,095 N
0,095 N è la normalità esatta di AgNO3 titolante
100 ml campione di acqua
per titolare 100 ml campione vengono consumati 2 ml di titolante AgNO3
considero l’equazione N1 * V1 = N2 * V2
x * 100 ml = 0,095 N * 2 ml
x = 0,0019 N
0,0019 N è la concentrazione del campione di acqua
0,0019 N = 0,0019 eq/l
Peq Cl- = P.M./1 = P.M. = 35,45 1 eq Cl- pesa 35,45 g
1 eq : 35,45 g = 0,0019 eq : x g
x g = 0,067 g Cl-
0,067 g/l * 1000 mg/g = 67 mg/l di Cl-
67 mg/l di Cl-
(b)21 ml di AgNO3 sono utilizzati per titolare 20 ml KCl 0,1 N
l’equazione per le diluizioni è N1 * V1 = N2 * V2
sapendo che N1 = 0,1 N, V1 = 20 ml, V2 = 21ml, N2 = x
l’equazione diventa 0,1 N * 20 ml = x * 21 ml
x = 0,095 N
0,095 N è la normalità esatta di AgNO3 titolante
100 ml campione di acqua
per titolare 100 ml campione vengono consumati 1,6 ml di titolante AgNO3
considero l’equazione N1 * V1 = N2 * V2
x * 100 ml = 0,095 N * 1,6 ml
x = 0,00152 N
0,00152 N è la concentrazione del campione di acqua
0,00152 N = 0,00152 eq/l
Peq Cl- = P.M./1 = P.M. = 35,45 1 eq Cl- pesa 35,45 g
1 eq : 35,45 g = 0,00152 eq : x g
x g = 0,054 g Cl-
0,054 g/l * 1000 mg/g = 54 mg/l di Cl-
54 mg/l di Cl-